PMA

PMA: tra desiderio e fatica, speranza e paura

 

“Ma quando fate un figlio?”; “Quando meno ve lo aspettate arriverà!”; “Potreste sempre adottare.” 

Queste alcune delle tipiche frasi che le coppie con difficoltà ad avere figli sentono spesso pronunciare. E per quanto possano sembrare dolci ed innocenti, queste parole suonano alla coppia infertile come lame taglienti che affondano in una ferita già aperta. Sì, perché purtroppo, la fatica del concepimento rappresenta un dolore invisibile ma non per questo meno profondo.

La diagnosi di infertilità, ossia l’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di regolari rapporti sessuali mirati non protetti (definizione dell’OMS), rappresenta un dato che colpisce una coppia su cinque (Ministero della salute, 2022).

La società da sempre ci spinge a credere che la genitorialità sia una tappa inevitabile, e se per qualche motivo non può essere raggiunta, vi è il rischio di percepirsi come persone o coppie incomplete e incapaci di generare. Questa mancanza può portare a sperimentare vissuti di rabbia, vergogna, senso di colpa, non solo per il mancato concepimento ma anche per la perdita di un progetto di vita.

La PMA rappresenta un’ottima opportunità di far fronte alle difficoltà del concepimento. Tuttavia, costituisce anche una sfida complessa dal punto di vista medico, fisico e soprattutto psicologico.

 

Che cosa è la PMA?

La procreazione medicalmente assistita (PMA) è un insieme di procedure mediche che hanno lo scopo di aumentare le possibilità di una gravidanza. In particolare le tecniche di PMA puntano ad incrementare le probabilità di incontro tra i gameti maschili (spermatozoi) e quelli femminili (ovociti). La scelta della procedura dipende principalmente dalla causa di infertilità della coppia e segue un principio di gradualità. Si parte dalle tecniche meno invasive, definite tecniche di primo livello, per passare eventualmente a quelle più complesse, tecniche di secondo e terzo livello. 

Tra le principali cause di infertilità, per citarne alcune, si riscontrano l’età sempre più avanzata dei partner con la conseguente riduzione sia della quantità che della qualità ovarica nella donna e il peggioramento della motilità spermatica nell’uomo; sindromi urologiche e/o ginecologiche; patologie genetiche; stili di vita malsani (fumo, alcol, droghe).

 

La sfida della PMA

Pur essendo la PMA un’opportunità sempre più diffusa e ben gestita dal nostro sistema sanitario, costituisce altresì una sfida complessa per chi vuole mettere al mondo un figlio. Le coppie che affrontano questo percorso spesso si trovano a vivere un vortice di emozioni contrastanti:  desiderio, fatica, speranza, paura, ansia, e, talvolta, frustrazione. Non è facile accettare la medicalizzazione di qualcosa che si pensava dovesse accadere in modo naturale. Già solo questo aspetto potrebbe creare un profondo dolore, difficile da sanare. Come per Anna e Marco (nomi di fantasia) che con voce spezzata mi confessano: “pensavamo che sarebbe accaduto in modo naturale, come frutto del nostro amore, invece ora, dovendo ricorrere ad un metodo non naturale ci sembra che il nostro amore sia di serie B.”

Inoltre, le numerose visite specialistiche, gli esami invasivi, i cambiamenti corporei conseguenti alle cure ormonali previste per la donna, le attese tra un tentativo e l’altro senza nessuna garanzia di successo, portano con sé un carico enorme di ansia e incertezza e possono destabilizzare enormemente l’equilibrio psicofisico degli aspiranti genitori. 

 

L'importanza del supporto psicologico

E’ quindi molto utile che la coppia venga supportata psicologicamente durante tutto il percorso di PMA, sia che il trattamento vada a buon fine sia in caso contrario.

A tal proposito, un gruppo di ricercatori (Boivin et al., 2012) ha evidenziato che le donne che ricevono un supporto psicologico costante durante la PMA sviluppano un attaccamento prenatale più forte, indipendentemente dall’esito del trattamento.

Consideriamo anche che transitare da uno stato prolungato di infertilità ad uno potenziale di genitorialità potrebbe costituire un passo difficile poiché richiede una rapida ridefinizione dell’identità e una ristrutturazione emotiva interna. 

Un’importante area da sostenere nella coppia infertile che giunge alla gravidanza tramite la PMA, è anche quella della sessualità, pesantemente condizionata dalla medicalizzazione e da aspettative di performance che minano enormemente l’intimità.

Quando, invece, il trattamento non ha esito positivo, la coppia vede andare in fumo aspettative, desideri, tempo, energie fisiche ed economiche investite; ed è chiamata a confrontarsi con un altro insuccesso che provoca sofferenza e la cui entità dipende molto dalla qualità della relazione di coppia e dalla risorse soggettive dei partner. 

Diventa dunque molto importante ricevere un supporto psicologico per elaborare questo ulteriore “lutto.”

 

 

In conclusione, ritengo fondamentale sottolineare che, aldilà delle opportunità che la scienza e la medicina offrono, sperando in tecniche sempre più efficaci e meno invasive, la generatività non si esaurisce nella capacità di mettere al mondo un figlio.

Esistono infatti molti modi per essere generativi. Si può essere genitori di idee, di sogni, di progetti.

Essere generativi significa donare qualcosa di sé. E questo è comunque possibile in mille modi diversi, non dimentichiamolo.

Se sospettiamo che una coppia stia attraversando questo dolore, cerchiamo di mostrare più sensibilità oppure di offrire uno spazio di ascolto in cui quel dolore possa essere riconosciuto.

Ad Anna e Marco, rispetto al loro percepirsi una coppia di serie B, ho rimandato quanto la loro disponibilità ad affrontare questa sfida complessa, tra desiderio e fatica, speranza e paura, fosse in realtà la vera misura della loro possibilità generativa. Dunque cos’altro se non la prova concreta di un’altissima forma d’amore.

 

 

 

Bibliografia

  • Boivin, J., Griffiths, E., & Venetis, C. A. (2012). Emotional distress in infertile women and failure of assisted reproductive technologies: A meta-analysis of prospective psychosocial studies. BMJ, 342, d223.
  • Cecotti, M., (2004). Procreazione medica assistita. Roma, Armando Editore.
  • Domar, A. D., Clapp, D., Slawsby, E. A., Dusek, J. A., Kessel, B., & Freizinger, M. (2011). Impact of group psychological interventions on pregnancy rates in infertile women. Fertility and Sterility, 95(7), 2269-2273.
  • Schmidt, L., (2009). Social and psychological consequences of infertility and assisted reproduction–what are the research priorities? Human Fertility, 12(1): 14-20.
  • “L’infertilità e le problematiche della PMA” Massimo Moscarini,  “La PMA. Scenari psicologici, clinici e dati di ricerca” Paola Re. RIVISTA DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA DEGLI AVVOCATI PER LA FAMIGLIA E PER I MINORI Quadrimestrale – reg. Trib. Milano 24 settembre 2013, n. 288 G. Giappichelli Editore – 10124 Torino.
  • https://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/dettaglioAtto?id=100495
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Silvia Manzoni

Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa