La perdita di una persona amata: fine o trasformazione della relazione?

«Sopporto male questa perdita, credo di non aver mai passato un momento così difficile, forse la prostrazione è aumentata dalla mia malattia. Faccio il mio lavoro costretto dalla necessità, infondo per me è tutto senza valore».

S. Freud a Kata e Lajos Levy, 11.06.1923

L'esperienza del lutto

Qualche anno fa, mentre visitavo con grande curiosità la casa museo di Sigmund Freud a Vienna, attratto dall’atmosfera di quel luogo dove sembra ancora risuonare la voce delle tante persone che si rivolgevano a lui in cerca di aiuto, mi colpì questa frase che annotai riportata sotto la fotografia in bianco e nero di una giovane donna sorridente. 

Freud si riferisce all’esperienza del lutto per la morte improvvisa della figlia Sophie, scomparsa a 26 anni e incinta di tre mesi, per le conseguenze dell’influenza spagnola. I sentimenti di profonda tristezza, di vuoto interiore e di perdita di senso, che anche il padre della psicoanalisi ha dovuto attraversare, testimoniano come il dolore per il lutto sia un linguaggio universale comprensibile a chiunque abbia perso una persona cara. Si tratta di reazioni molto comuni, come sentirsi costretti ad andare avanti, spinti dalla necessità di affrontare i compiti della quotidianità ma in fondo sentendo di aver perso interesse per la vita

La sconcertante esperienza che il mondo sia cambiato irrimediabilmente, quando muore una persona con cui avevamo un legame significativo, ci ricorda quanto gli altri e le relazioni che ci legano, siano importanti. Anche da loro dipende, infatti, ciò che noi siamo, la nostra identità. La morte, quindi, costringe ad affrontare il difficile compito di ridefinire il modo di pensare a noi stessi, e di cercare un nuovo senso della vita. È questo il faticoso “lavoro” del lutto, un lavoro che ciascuno porta avanti in modi e con tempi diversi, non esiste infatti un unico percorso, uguale per tutti. 

La trasformazione del legame

Prima di fare esperienza del lutto per la morte di Sophie, Freud sosteneva che era necessario accettare la realtà irreversibile della morte, e lasciar andare la persona amata per poter tornare ad occuparsi della vita. In un testo del 1917, divenuto un classico su questo argomento scriveva: «il lutto ha uno scopo preciso: la sua funzione è quella di distaccare le memorie del sopravvissuto e le speranze dal morto»

Solo tre anni dopo però si trovò ad affrontare quella terribile perdita che lo porterà ad affermare: «Sappiamo che il dolore acuto che sentiamo dopo una tale perdita seguirà il suo corso, ma anche che rimarrà inconsolabile, e non potrà mai trovare un sostituto. Non importa ciò che potrà venire a prendere quel posto, magari a riempirlo completamente, perché sarà comunque qualcosa di diverso. Ed è così che dovrebbe essere. È l’unico modo per perpetuare un amore che non vogliamo abbandonare»

Il bisogno struggente di Freud di non rinunciare al profondo sentimento di amore per la figlia ci porta a ripensare il modo di intendere l’elaborazione del lutto e l’idea che la sua meta sia quella di sciogliere il legame col defunto. Al contrario, il processo di elaborazione comporta che il legame sia mantenuto seppur in una forma differente e che sia proprio questo ciò che permette alle persone di dare un senso rinnovato alla vita: «Il legame col defunto continua (…) tutta la storia dei legami tra le persone quando erano vive continua nel legame dopo la morte»

Può capitare così di continuare ad avvertire attorno a sé la presenza della persona defunta, sentire risuonare la sua voce, oppure rivederne l’immagine senza che ciò debba essere vissuto come un problema. Chi ha svolto un ruolo significativo nella nostra vita può diventare fonte di ispirazione e di guida: «Le persone vive giocano ruoli, spesso complessi, nel sistema familiare e mentale. Dopo la morte i ruoli cambiano ma i defunti possono continuare ad essere membri significativi delle famiglie e delle comunità».

Bibliografia

S. Freud, Lutto e melanconia, in S. FREUD, Opere vol. 8, Bollati Boringhieri, Torino 1976.

S. Freud – L. Binswanger, Lettere, Raffaello Cortina, 2016.

D. Klass – E.M. Steffen, Continuing bonds 20 years on, in Continuing Bonds in Bereavement. New Directions for Research and Practice, D. Klass – E.M. Steffen (Edd.), Routledge, New York 2018.

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Massimo Segù

Psicologo & Consulente familiare